“Non vedo, non sento, e straparlo!” è un spettacolo dove il protagonista rappresenta un uomo molto simile alle tre scimmiette che come le prime due non vede e non sente ma, a differenza della terza, STRAPARLA.
Il riferimento all’uomo comune è abbastanza evidente: se il comico, come quello interpretato da Chaplin, scivola volutamente sulla buccia di banana per permette al pubblico di ridere di sè stesso,
Dado scivola su una realtà “banana” talmente esasperata e bizzarra da entrare in un conflitto di ruoli da non capire più se sta ridendo per le battute comiche o per la realtà stessa.
Il punto di vista del comico è fondamentale per sopportare le incoerenza della vita.
Assistere ad uno spettacolo di satira di costume è la medicina più potente per decongestionare le avversità del mondo.
Per il debutto dello spettacolo Dado avrà compiuto 50 anni e si è regalato un nuovo testo comico basato su un “bilancio” inevitabile pieno di novità sorprendenti e divertenti.
A cominciare dalla figlia che va al concerto di Ultimo, passando per il politicamente corretto, il sordomuto all’ufficio informazioni, gli annunci mortuari impensabili, il figlio adolescente che ascolta la trap, il dialetto romano che toglie una “erre” alle parole dove ce ne sono due attaccate.
Vi è anche un omaggio a Mario Brega – in occasione del centenario dalla nascita – e poi anche un esperimento mai tentato prima un coro gospel a servizio della comicità.
Inevitabili i cavalli di battaglia che hanno fatto sì che DADO negli anni entrasse nei cuori bisognosi di ironia del pubblico che lo premia sempre con un affetto smisurato.