Terreno da bonificare con costi più che raddoppiati. Ignorati progetti precedenti
“Malagrotta, una storia tutta italiana. Una bonifica approvata, ignorata, riconsiderata a costi più che raddoppiati. Sembra assurdo ma è così”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che sintetizza la storia infinita della discarica romana della discordia. “Per 40 anni ha inglobato i rifiuti della Capitale. Chiusa nel 2013 dall’allora sindaco Ignazio Marino – va avanti il presidente – ad oggi ancora non è stata messa in sicurezza e dunque, continua a rappresentare un pericolo per l’ambiente. Di recente, c’è stata la visita di Rocca e Gualtieri: una bomba a orologeria di tale portata va disinnestata, perciò si è deciso entro il 2027 per la messa in sicurezza. Peccato che il costo iniziale per risanare il sito, ammontava a 121 milioni di euro ma ora è più che raddoppiato”. La bonifica era prevista a spese di chi gestiva l’impianto, ovvero l’avvocato Manlio Cerroni mentre ora sarà a carico delle casse pubbliche, ovvero del cittadino. Il presidente ripercorre le tappe di tale disorganizzazione e disattenzione istituzionale. “Chiuso dal 2013 dal sindaco Marino, l’impianto non aveva sostituti nella città di Roma. Pensare che nel 2007 i vertici della discarica proposero lavori di messa in sicurezza di cui non si fece più nulla, per passare poi a un progetto nel 2015 del costo di 121 milioni che sembrava adeguato. Non andò così – spiega Maritato – perché la discarica fu sequestrata, con la nomina di un amministratore giudiziario, che si rivolse a una ditta di bonifica, che ha proposto migliorie al modico costo di 257 milioni, ovvero più del doppio del costo iniziale, sarebbe interessante approfondire tutti i passaggi”, conclude il presidente.